I am an AideXerDalla matematica alla bici: il risk management raccontato da Andrea

Andrea Fichera e il Credit Risk Management in AideXa, tra modelli matematici e strategie di credito
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Andrea, cosa significa essere Credit Risk Manager, in parole semplici?

Il mio lavoro è un po’ come aprire ogni giorno il portafoglio e vedere cosa c’è o non c’è dentro. In pratica devo capire se i soldi che la banca ha prestato alle imprese torneranno indietro e in che misura. Il Credit Risk Manager è il custode dei soldi della banca e decide con attenzione a chi può prestarli: si assicura che, a fine mese, i soldi prestati siano effettivamente rientrati all’interno del portafoglio

Perché la valutazione del rischio è così importante per un imprenditore?

Perché non sempre concedere un prestito significa aiutare un’impresa. Se un’impresa è già molto indebitata, aggiungere ulteriore debito può metterla ancora più in difficoltà. Il nostro compito è distinguere quando il credito è un sostegno reale e quando, invece, rischia di diventare un ostacolo per l’imprenditore. E naturalmente c’è anche la parte di antifrode: dobbiamo assicurarci che dall’altra parte ci sia un vero imprenditore con un buon progetto.

Entrando un po’ più nel dettaglio, quali sono le tue mansioni quotidiane?

Devo monitorare il portafoglio di credito: quante società abbiamo, quanti prodotti garantiti, che durata media hanno, quanti clienti sono buoni pagatori e quanti no. Da lì calcolo il cosiddetto “costo del rischio”: cifra che va messa a bilancio. Gestisco questa cifra nel tempo e la pianifico per periodi futuri.

Oltre a questo, controllo la tenuta delle garanzie e valido i modelli di intelligenza artificiale sviluppati con i nostri data scientist, per verificare che le stime siano affidabili.

Ovviamente tutto questo lo faccio assieme ad un team di grande livello e con cui è davvero stimolante lavorare!

In che modo la tecnologia di AideXa rende il tuo lavoro diverso rispetto a una banca tradizionale?

La differenza è enorme. In passato tutto era più lento e dipendeva molto dall’interpretazione dei singoli analisti. Oggi invece i processi sono standardizzati e automatizzati. Soprattutto significa velocità. Le piccole imprese hanno bisogno di risposte rapide, e grazie alla nostra tecnologia possiamo leggere le transazioni in tempo reale. È come avere sempre a disposizione un bilancio aggiornato in tempo reale, invece che a più di un anno fa. Per un imprenditore questo fa davvero la differenza.

Come nasce il tuo interesse per il risk management?

La mia vera passione è sempre stata la matematica. Ho studiato matematica pura all’università e per me è stato naturale applicarla al mondo del credito. Un modello statistico che prevede il rischio di credito funziona un po’ come una previsione del tempo: non ti dà certezze assolute, ma stime che permettono di prepararti.
Mi piace anche l’idea che non sia solo questione di numeri: serve restare informati su economia e macro-trend, per capire come questi possono influenzare il rischio nel portafoglio.

Quindi sei un appassionato di matematica…

La matematica mi ha conquistato già dai tempi della scuola: mentre in altre materie faticavo con la memoria, con numeri, formule e dimostrazioni mi sentivo a casa. All’università ho scoperto che non si trattava solo di calcoli, ma di un mondo molto più ampio: spazi astratti, infiniti diversi, dimostrazioni che una volta trovate restano scolpite nella pietra. È questo che mi affascina: la matematica non è solo esercizi e funzioni, ma un modo di pensare fuori dagli schemi, di cercare strade nuove per dimostrare una verità.

Ci sono libri o letture che ti hanno ispirato in questo percorso?

Sì, due in particolare. Apologia di un matematico, che rappresenta un manifesto filosofico sulla natura della matematica, e Il mistero dell’Alef, che parla dei diversi tipi di infinito scoperti da Cantor e della sua teoria degli insiemi. Sono testi che ho riletto decine di volte e che consiglio a chiunque sia incuriosito dal pensiero matematico.

E fuori dal lavoro? Come ti rigeneri?

In bicicletta. Amo la salita e le strade immerse nella natura, lontane dalle macchine e dal traffico. La bici è una sfida con sé stessi, ma anche un momento di libertà e silenzio. Alcune salite della Brianza sono diventate i miei “terreni di allenamento”, ma porto nel cuore anche percorsi più lontani come il Gavia o il Col du Galibier.